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le geishe

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Kumiko-san
icon12  view post Posted on 4/11/2007, 14:58




GEISHE

Geisha
La geisha (芸者?) è una tradizionale artista e intrattenitrice giapponese, le cui abilità includono varie
arti, quali la musica, il canto e la danza. Le geisha erano molto comuni tra il XVIII e il XIX secolo, ed
esistono tutt'oggi, benché il loro numero stia man mano diminuendo.
Introduzione
"Geisha", pronunciato /•geɪ ʃa/, è un termine giapponese (come tutti i nomi di questa lingua, non
presenta distinzioni tra la forma singolare e quella plurale) composto da due kanji, 芸 (gei) che
significano "arte" e 者 (sha) che vuol dire "persona"; la traduzione letterale, quindi, del termine geisha
in italiano potrebbe essere "artista", o "persona d'arte".
Un altro termine usato in Giappone per indicare le geisha è geiko (芸妓?), tipico del dialetto di Kyoto.
Inoltre la parola "geiko" è utilizzata nella regione del Kansai per distinguere le geisha di antica
tradizione dalle onsen geisha (le "geisha delle terme", assimilate dai giapponesi alle prostitute perché si
esibiscono in alberghi o comunque di fronte ad un vasto pubblico, vedi più sotto).
L'apprendista geisha è chiamata maiko (舞妓?); la parola è composta anche in questo caso da due kanji,
舞 (mai), che significano "danzante", e 子 o 妓 (ko), col significato di "fanciulla". È la maiko che, con le
sue complicate pettinature, il trucco elaborato e gli sgargianti kimono, è diventata, più che la geisha vera
e propria, lo stereotipo che in occidente si ha di queste donne. Nel distretto di Kyoto il significato della
parola "maiko" viene spesso allargata ad indicare le geisha in generale.
Storia
Le prime figure presenti nella storia del Giappone che potremmo in qualche modo paragonare alle
geisha sono le cosiddette saburuko: esse erano cortigiane specializzate nell'intrattenimento delle classi
nobili, che ebbero il loro apice attorno al VII secolo per poi scomparire pochi secoli più tardi,
soppiantate dalle juuyo, ossia prostitute di alto bordo, che ebbero più successo tra gli aristocratici.
Per cominciare però a parlare di una figura simile all'odierna "donna d'arte", dobbiamo aspettare fino al
1600, quando alle feste importanti, dove erano chiamate le juuyo, presero a partecipare le prime geisha,
che in principio erano uomini. Anche se può sembrare strano, queste figure maschili avevano il compito
di intrattenere con danze, balli e battute di spirito gli ospiti e le juuyo partecipanti, qualcosa di simile ai
nostri giullari e buffoni medioevali. Col passare degli anni, circa attorno alla metà del secolo successivo,
cominciarono a comparire le prime donne geisha, che presero rapidamente piede, contrapponendo alle
rudi figure degli uomini la grazia della figura e dei movimenti femminili. Fatto sta che donne geisha
furono così tanto richieste che in pochi anni soppiantarono i loro antenati uomini, acquistando l'esclusiva
su questa professione.
Quando nel 1617, durante il periodo Edo, Tokugawa Hidetada, secondo shōgun dello Shogunato
Tokugawa, rese la prostituzione legale in tutto il Giappone, bordelli e case di piacere si moltiplicarono a
dismisura nelle città; poiché in questi anni la professione della geisha era ancora in via di assestamento,
spesso questa figura e quella della prostituta si confusero. Infatti, anche se alle geisha fu subito proibito
di acquistare la licenza di prostituzione[1], il controllo non era molto stretto. Fu solo nel XIX secolo,
quando ormai le geisha avevano completamente soppiantato le juuyo, che si cominciarono ad emanare
leggi più precise in tale proposito; in tutte le principali città del Giappone (Kyoto e Tokyo in particolare)
furono approntati dei quartieri, detti hanamachi (花街? "città dei fiori"), perché in essi vi potessero
sorgere le case da té (ochaya) e gli okyia (le case delle geisha), ben distinti dai bordelli, dove le geisha
avrebbero potuto svolgere la loro professione, distinguendola definitivamente da quella delle prostitute. I
primi hanamachi furono quelli di Kyoto, capitale imperiale, che avevano nome Yoshiwara e Shimabara.
Katsushika Hokusai,
"L'onda" (Tsunami), 1826.
Nel frattempo, in Europa e nel mondo occidentale, il Giappone stava cominciando a fare la sua
comparsa nella cultura popolare. Il fenomeno denominato giapponismo, infatti, alla fine dell'800 dilagò
in tutto il continente, poiché le navi mercantili inglesi si trovarono d'improvviso davanti ad un porto
nuovo, che fino ad allora era stato chiuso ai loro commerci: il Giappone, appunto, che tra il 1866 e il
1869, con un radicale cambiamento politico, pose fine al lungo periodo di isolamento che aveva
caratterizzato la sua politica estera fino a quel momento, aprendosi alle importazioni occidentali ed
esportando in occidente molte stampe ukiyo-e, che furono da subito molto conosciute.
Artisti come Manet, Van Gogh, Klimt e tutto il movimento impressionista furono profondamente
influenzati da queste stampe che, sebbene fossero eseguite da artisti contemporanei, si rifacevano a
tradizioni pittoriche antichissime, che non si curavano tanto dei volumi e delle prospettive quanto del
colore. Il tratto semplice e netto, privo di chiaroscuro, e la stesura omogenea dei colori, sempre
smaglianti e chiari, furono aspetti che piacquero molto, all'epoca, poiché rendevano queste stampe
(spesso applicate su tavole lignee) estremamente decorative. Il soggetto nipponico, quindi, cominciò
spesso ad essere rappresentato anche da artisti europei, come Claude Monet, che dipinse la moglie con il
kimono e il ventaglio, o lo stesso Van Gogh, che nel 1887 dipinse "La cortigiana", il ritratto di una
donna nei tipici costumi nipponici.
Il Giappone, insomma, aveva cominciato ad influenzare un po' tutti gli aspetti della vita quotidiana
europea (furono rappresentate opere musicali sul tema, come The Mikado e la Madama Butterfly di
Puccini, e all'inizio del '900 si affermò la moda dei kimono, indossati dalle signore bene di tutta Europa),
ma la sua cultura, come spesso accade, fu travisata. In particolare la figura della geisha, appunto, che
agli occhi degli occidentali divenne una donna sensuale e provocante, un'artista del sesso, che rifletteva
quella rivolta contro il puritanesimo vittoriano che in quegli anni cominciava a svilupparsi
maggiormente.
Lo spirito, infatti, con cui i soldati americani sbarcarono sulle coste giapponesi, nella Seconda Guerra
Mondiale, rifletté fin da subito quest'idea distorta che gli occidentali avevano delle geisha. Costoro,
infatti, si aspettavano prostitute di classe, donne completamente asservite all'uomo e desiderose di
compiacerlo. Ma questa immagine che si erano portati dietro, non corrispondeva alla realtà, dove le
geisha rappresentavano invece gli unici esempi nella civiltà giapponese di donne emancipate e "libere",
tutto il contrario di come erano state dipinte.
Nonostante questo, il mito della geisha prostituta, sottomessa e servile non terminò affatto con la fine del
conflitto. Contribuì il fatto che, per compiacere i soldati, gli alti ranghi delle forze armate assunsero un
vero e proprio esercito (più di 60.000 secondo lo storico orientalista John W. Dower) di prostitute,
chiamate geisha girls, che contribuirono sia ad intrattenere gli uomini che a banalizzare ancor più la
figura della geisha vera e propria. Difatti, dopo la vittoria americana, si cominciò a sviluppare, nella
neonata Hollywood, un filone cinematografico molto prolifico, teso a ridisegnare ancora una volta la
figura di queste donne, stavolta come arma anti-femminista. Le donne, infatti, che avevano preso il posto
dei mariti, partiti per il fronte, negli enti pubblici e privati, rivendicavano ora con forza i loro diritti, e
quale modo migliore di stroncare questi moti se non far tornare di moda la figura di una donna
amorevole e sottomessa? Ecco che l'uomo torna, dopo la liberazione dal vittorianesimo, a rifugiarsi in
oriente, per sentirsi servito e riverito.
Solo di recente, complice l'editoria, con la pubblicazione di molti volumi e romanzi sull'argomento
(sicuramente importante il celebre Memorie di una geisha, di Arthur Golden), e la cinematografia, si sta
riscoprendo la vera storia di queste donne, che non poteva essere più lontano da quanto fino ad oggi è
stato creduto.
Le geisha ieri: l'educazione
L'educazione partiva in terissima età. Anche se alcune
bambine venivano e vengono ancora vendute da piccole alle case di geisha ("okiya"), questa non è mai
stata una pratica comune in quasi nessun distretto del Giappone. Spesso, infatti, intraprendevano questa
professione in maggior numero le figlie delle geisha, o comunque ragazze che lo sceglievano
liberamente.
le okiya
Gli okiya erano rigidamente strutturati; le fanciulle dovevano attraversare varie fasi, prima di diventare
maiko e poi geisha vere e proprie, tutto questo sotto la supervisione della "oka-asan", la proprietaria
della casa di geisha.
Le ragazze nella prima fase di apprendimento, ossia non appena arrivano nell'okiya, sono chiamate
"shikomi", e venivano subito messe a lavoro come domestiche. Il duro lavoro al quale sono sottoposte
era pensato per forgiarne il carattere; alla più piccola shikomi della casa spettava il compito di attendere
che tutte le geisha fossero tornate, alla sera, dai loro appuntamenti, talvolta attendendo persino le due o
le tre di notte. Durante questo periodo di apprendistato, la shikomi poteva cominciare, se la oka-san lo
riteneva opportuno, a frequentare le classi della scuola per geisha dell'hanamachi. Qui l'apprendista
cominciava ad imparare le abilità che di cui, diventata geisha, sarebbe dovuta essere maestra: suonare lo
shamisen, lo shakuhachi (un flauto di bambù), o le percussioni, cantare le canzoni tipiche, eseguire la
danza tradizionale, l'adeguata maniera di servire il tè e le bevande alcoliche, come il sake, come creare
composizioni floreali e la calligrafia, oltre che imparare nozioni di poesia e di letteratura.
Una volta che la ragazza era diventata abbastanza competente nelle arti delle geisha, e aveva superato un
esame finale di danza, poteva essere promossa al secondo grado dell'apprendistato: "minarai". Le
minarai erano sollevate dai loro incarichi domestici, poiché questo stadio di apprendimento era fondato
sull'esperienza diretta. Costoro per la prima volta, aiutate dalle sorelle più anziane, imparavano le
complesse tradizioni che comprendono la scelta e il metodo di indossare il kimono, e l'intrattenimento
dei clienti. Le minarai, quindi, assistevano agli ozashiki (banchetti nei quali le geisha intrattevano gli
ospiti) senza però partecipare attivamente; i loro kimono, infatti, ancor più elaborati di quelle delle
maiko, parlavano per loro. Le minarai potevano essere invitate alle feste, ma spesso vi partecipavano
come ospiti non invitate, anche se gradite, nelle occasioni nelle quali la loro "onee-san" (onee-san
significa "sorella maggiore", ed è l'istruttrice delle minarai) era chiamata. Abilità come la conversazione
e il giocare, non venivano insegnate a scuola, ma erano apprese dalle minarai in questo periodo,
attraverso la pratica. Questo stadio durava, di solito, all'incirca un mese.
Dopo un breve periodo di tempo, cominciava per l'apprendista il terzo (e più famoso) periodo di
apprendimento, chiamato "maiko". Una maiko è un'apprendista geisha, che impara dalla sua onee-san
seguendola in tutti i suoi impegni. Il rapporto tra onee-san e imoto-san (che vuol dire "sorella minore")
era estremamente stretto: l'insegnamento della onee-san, infatti, era molto importante per il futuro lavoro
dell'apprendista, poiché la maiko doveva apprendere abilità rilevanti, come l'arte della conversazione,
che a scuola non le erano state insegnate. Arrivate a questo punto, le geisha solitamente cambiavano il
proprio nome con un "nome d'arte", e la onee-san spesso aiutava la sua maiko a sceglierne uno che,
secondo lei, si sarebbe adattato alla protetta.
La lunghezza del periodo di apprendistato delle maiko poteva durare fino a cinque anni, dopo i quali la
maiko veniva promossa al grado di geisha, grado che manteneva fino al suo ritiro. Sotto questa veste,
adesso, la geisha poteva cominciare a ripagare il debito che, fino ad allora, aveva contratto con l'okiya;
l'addestramento per diventare geisha, infatti, era molto oneroso, e la casa si accollava le spese delle sue
ragazze a patto che queste, lavorando, ripagassero il loro debito. Queste somme erano spesso molto
ingenti, e a volte le geisha non riuscivano mai a ripagare gli okiya; se si pensa, infatti, che nel 1975
l'acquisto di un kimono fu stimato sui 1000 dollari americani, non rimane difficile immaginare la cifra
enorme che le geisha avrebbero dovuto guadagnare.
Le geisha oggi
Una via dell'hanamachi di Gion, a Kyoto.
Ai giorni nostri, il rituale di formazione ed educazione della geisha non è molto diverso da quello di
cento anni fa. Le discipline in cui ogni geisha si deve specializzare sono le medesime, e la serietà con cui
vengono offerte è sancita dal kenban (•番 ?), una sorta di albo professionale che obbliga coloro che vi
sono iscritte al rispetto di regole morali ed estetiche molto severe, dall'abbigliamento, al trucco, allo stile
di vita.
Il loro salario, inoltre, è fissato da organi statali appositamente adibiti; a costoro la geisha deve far sapere
a quali incontri ha partecipato e per quanto tempo, perché essa possa ricevere lo stipendio in base al
numero di clienti ed al tempo, e perché l'ufficio possa mandare il conto al cliente. In questo modo le
geisha non sono più legate economicamente all'okiya, che per legge non può più far contrarre dei debiti
alle sue geisha. Il tempo che viene loro pagato è misurato in base a quanti bastoncini di incenso bruciano
durante la loro presenza, ed è chiamato senkōdai (線香代? "compenso del bastoncino d'incenso") o
gyokudai (玉代? "compenso del gioiello"). A Kyoto, invece, si preferiscono i termini ohana (お花?
"compenso del fiore") e hanadai (花代? con lo stesso significato).
Come si è detto precedentemente, le geisha stanno man mano scomparendo. La ragione principale,
infatti, del successo delle geisha in passato va trovata nella passata posizione sociale della donna,
soprattutto nel periodo Kamakura; essa doveva, infatti, rimanere confinata in casa, e riceveva
un'educazione molto approssimativa, che non permetteva loro di conversare e di interessare
adeguatamente i loro uomini. La geisha, perciò, compensava una figura femminile poco attraente,
assolutamente sottomessa all'uomo e totalmente priva di una propria personalità, fornendo all'uomo
quell'interesse che egli non riusciva a trovare tra le mura della propria abitazione. Ed è proprio la mutata
condizione sociale della donna dei giorni nostri che sta facendo scomparire la figura della geisha. Le
scuole stanno chiudendo una dietro l'altra e le ragazze iscritte sono in numero sempre minore, poiché il
duro tirocinio a cui devono sottostare non è più gradito alle nuove generazioni.
Ancora oggi, comunque, le geisha esitono, sebbene in minor numero. Le comunità che resistono sono
principalmente quella di Tokyo e quella di Kyoto, la più importante. In quest'ultima esistono cinque
hanamachi, i più famosi ed importanti dei quali sono quelli di Gion (diviso in Gion Kobu e Gion
Higashi) e di Pontocho (gli altri due sono Miyagawacho e Kamishichiken), mentre Tokyo ne conta sei,
anche se di minore importanza, Shimbashi, Akasaka, Asakusa, Yoshicho, Kagurazaka e Hachioji. Le
geisha di Kyoto vivono ancora nei tradizionali okiya, e persistono figure come l'oka-asan, mentre fuori
da questa città sempre più spesso queste decidono di vivere indipendentemente, in appartamenti
nell'hanamachi o nei suoi pressi.
Una geiko intrattiene un cliente
nel quartiere di Gion, Kyoto.
Le giovani donne che desiderano diventare geisha cominciano il loro addestramento sempre più tardi,
dopo aver terminato un primo piano di studi nelle scuole statali, o persino l'università. Questo accade
specialmente nelle città più popolate e aperte alla cultura occidentale, come Tokyo, dove le geisha sono,
in media, più anziane rispetto a quelle di altre città.
Nel moderno Giappone è raro vedere geisha e maiko all'esterno del loro hanamachi. Nel 1920, infatti,
c'erano più di 80.000 geisha in tutto il Giappone, ma oggi sono molte meno; il numero esatto non è noto
se non alle geisha stesse (che sono molto protettive nei confronti del mistero che, anche nello stesso
Giappone, aleggia attorno alla loro figura), ma si stima non siano più di un paio di migliaia. Molte di
loro, inoltre, sono ormai quasi solamente un'attrazione turistica. La diminuzione dei clienti, infatti, con
l'avvento della cultura occidentale, e la grande spesa che occorre pagare per ottenere l'intrattenimento di
una geisha, hanno contribuito al declino delle antiche arti e tradizioni, che oggi sono difficili da trovare.
Geisha e prostituzione
Come già accennato in precedenza, esiste oggi molta confusione, specialmente fuori dal Giappone,
riguardo la natura della professione della geisha; nella cultura popolare occidentale, le geisha sono
frequentemente scambiate con prostitute di lusso. L'equivoco, che ha cominciato a diffondersi dal
periodo dell'occupazione americana del Giappone, nella cultura cinese è, se possibile, ancor più marcato;
in cinese, infatti, la parola geisha è tradotta con il termine yì jì (艺妓), dove jì (妓) ha il significato,
appunto, di "prostituta".
Le geisha sono state spesso confuse con le cortigiane di lusso, chiamate oiran. Come le geisha, queste
portano elaborate acconciature e tingono il viso di bianco; ma un semplice modo per distinguerle è che
le oiran, portano l'obi (la cintura a fiocco legata in vita nel kimono) sul davanti, mentre le geisha lo
portano dietro, a contatto con la schiena.
Un tipo particolare di geisha è costituito dalle cosiddette onsen geisha, "geisha delle terme". Costoro,
infatti, sono geisha che lavorano negli onsen, ossia gli stabilimenti termali del Giappone, oppure più
genericamente nei villaggi e nei luoghi turistici; sono viste molto male dai giapponesi, che le
considerano quasi alla stregua delle prostitute, poiché, lavorando per i grandi alberghi, si esibiscono in
danze e canti per un vasto pubblico, invece che per la ristretta cerchia di intenditori, come fa una geisha
vera e propria, e ovviamente non sono iscritte al kenban.
Relazioni interpersonali e danna
Le geisha sono donne nubili, e possono decidere di sposarsi solo ritirandosi dalla professione. Se anche
gli impegni di una geisha possono includere anche intrattenimenti di tipo amoroso, questo non è previsto
nella sua professione. Una vera geisha non viene pagata per fare sesso, anche se può scegliere di avere
relazioni con uomini incontrati durante il suo lavoro, sebbene mantenute al di fuori del contesto del suo
lavoro come geisha.
Era uso nel passato che una geisha, per stabilirsi, prendesse un danna, o patrono. Tradizionalmente il
danna era un uomo ricco, talvolta sposato, che aveva i mezzi per accollarsi le enormi spese di cui il
lavoro di geisha abbisognava; anche oggi la tradizione del danna è viva, in Giappone, ma solo qualche
geisha ne sceglie uno.
Anche se succedeva spesso che una geisha ed il suo danna si innamorassero, il sesso non era richiesto
come pagamento per il supporto finanziario che il danna elargiva. Le convenzioni e i valori che si
celavano dietro questo particolare rapporto sono molto intricate, sconosciute ed incomprensibili agli
occidentali, come a molti giapponesi stessi.
Wikipedia
 
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~ MiSy
view post Posted on 4/11/2007, 15:51




bellissime le Geishe*-*
 
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Kalòs
view post Posted on 4/11/2007, 17:46




Figure suggestive *-*
 
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^^ichigo-chan^^
view post Posted on 6/11/2008, 17:24




alcune geishe sn veramente bellissime *.*
 
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~ MiSy
view post Posted on 6/11/2008, 19:49




Quasi tutte*-*
 
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^^ichigo-chan^^
view post Posted on 6/11/2008, 20:50




cici @____@
mi piacerebbe tnt avere il kimono u.u
proprio cm 1 geisha u____u
 
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~ MiSy
view post Posted on 6/11/2008, 21:12




Io ho il modellino di una Geisha*-* E' spettacolare**
 
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^^ichigo-chan^^
view post Posted on 6/11/2008, 21:25




davvero??
e cm'è??
 
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~ MiSy
view post Posted on 6/11/2008, 21:40




Bellissima, è particolareggiata in ogni dettaglio*-*
 
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^^ichigo-chan^^
view post Posted on 6/11/2008, 22:18




me la immagino *.*
tutte le geishe sn belle^.^
 
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DarkRylus
view post Posted on 16/11/2008, 00:03




Quello che mi fa rabbia, è che definiscono le Geishe delle Prostitute raffinate. No, no, no! la Geisha nasce come persona d'intrattenimento persino dal lato comico. Lo sapevate che le prime Geishe erano dei maschi? Appunto perchè riuscivano a cogliere la comicità che piaceva all'uomo.
 
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~ MiSy
view post Posted on 16/11/2008, 11:15




Concordo con te -___-"
Ora per fare un esempio sciocco, ma quando volli vedere il film "Memorie di una geisha" mia madre subito ha attaccato: "Eh, ma lo sai che le geishe sono prostitute? Blablabla."
Ma se non sai nulla del Giappone e la sua cultura, stai zitta -________-"
 
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^^ichigo-chan^^
view post Posted on 26/12/2008, 14:20




infatti!!
le geishe sn stupende!! se nn si sa cs fanno realmente bisogna sl ke starsi zitti.. naturalmente ci sn quelle ke sn prostitute.. ma nn si kiamano poi geishe..
 
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mune-mune
view post Posted on 13/1/2009, 14:23




ho letto il libro e visto il film de "le memorie di una geisha". stupendo.. spiega proprio tutto. sul fatto ke associano ke siano delle donnacce e xkè fanno compagnia nei locali!!!! in europa ki fa compagnia nei locali sono solo le prostitute o cubiste, ovviamente anke qst afferma la grande mente "APERTA" degli occidentali, ke non sanno neanke ricoscere la differenza tra 1 cinese e 1 giapponese, pensando ke sono la stessa identica cosa-.- IGNORANZA...mia madre pensa ke siano =, e ke le geishe siano tutte prostitute..nonostante qst, io la lascio nella sua ignoranza.
 
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~ MiSy
view post Posted on 13/1/2009, 15:31




Giusto ù__ù Ignoranza è la parola giusta ù__ù
 
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17 replies since 4/11/2007, 14:58   1454 views
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